La storia del Santo Bambino

[1712] [LXXIV] Don Domenico Brancati da Messina, eruditissimo in ogni genere di sapere e insigne per integrità morale, ottenuto il governo del Monastero, rinsaldò la disciplina monastica e il culto della Chiesa, decorò il prospetto ad oriente e l’abitazione dell’ Abate, accrebbe la prosperità dei poderi con la concessione di benefici, fornì il Sacrario di vari doni, come statue d’argento e paramenti, e si assicurò grande fama e affetto presso gli abitanti. Essendo egli Abate, fu istituita una solenne commemorazione, da tenersi il 25 di qualsivoglia mese, per rimettere in onore il Mistero della. S.S. Infanzia di Nostro Signore, e fu innalzato uno splendido Altare al Divino Infante e con grandissima spesa. Inoltre, il giorno in cui fu esposta per la prima volta alle popolazioni la veneranda Immagine, portandovi di nuovo quella che a lungo aveva versato lacrime a Messina, mentre vi era grandissimo concorso di popolo, avvennero grandi e stupendi miracoli che, esaminati nel modo dovuto dall’Ill. Sovrintendente Siracusano Asdrubale Termini, vengono presentati come degni di fede per tutti, come segni sovrannaturali della Divina Onnipotenza, a Siracusa, nei giorni del corrente anno 1717, tra i quali miracoli vengono elencati come più straordinari i seguenti: la miracolosa guarigione di un’ ernia intestinale omologata dal consiglio dei Teologi il giorno 3 Agosto con relazioni; la scomparsa di un’ingente quantità di cavallette; il frumento di nuovo vitale, quando le spighe erano già aride e interamente secche, il giorno 21 Giugno; l’aumento dell’olio d’oliva il giorno 24 Giugno; la guarigione da una violenta paralisi con contrazione di mani, di braccia, di gambe e di piedi, il giorno 9 Giugno; nello stesso giorno, la guarigione di un braccio debole, impotente al movimento e, il giorno 9 Giugno, la guarigione dalla podagra nell’uno e nell’altro piede; la vista miracolosamente riacquistata, il giorno 3 Luglio; un osso di ginocchio tornato nella sua posizione naturale, il giorno 9 Luglio; un piede deforme dalla nascita restituito al suo aspetto naturale, il giorno 21 Giugno; la guarigione da una semiparalisi, da un’ernia, da una violenta (…) nei giorni successivi; la moltiplicazione del frumento e del pane, il giorno 9 Luglio, ed anche del vino, il giorno 24 Luglio,eccetera[1].

Dopo cinque anni esatti il nostro Abate viene destinato a reggere il Monastero di San Placido e al suo posto subentra [1719] [LXXV] don Antonio Ruffo da Catania, Monaco di Monreale che, impedito dall’avanzata vecchiaia, rimase a Palermo, e tenne le sue veci il Priore don Ignazio Notarbartolo da Catania, per la cui solerzia il censo del Cenobio fu incrementato, il territorio di Ambelia coltivato con cura, alberi d’olivo seminati e piantati per ogni dove; le pareti danneggiate della Chiesa, restaurate, e infine il Cenobio, il Sacrario, i poderi colmati d’innumerevoli benefici.

[1721] [LXXVI] È Abate don Andrea da Napoli, sotto il quale governò il Monastero lo stesso Ignazio.