Cronaca della fondazione della chiesa di San Benedetto [1]

“Il documento che segue è tratto da uno dei tre volumi superstiti dell’Archivio del Monastero di S. Benedetto di Militello, intitolato “Cronica del Monasterio di S. Benedetto di Militello scritta da Don Giovanni Battista da Messina cellerario e Decano di detto Monasterio e registro di contratti originali concernenti all’entrate di Rendite, che possiede il Monasterio”. Il volume si apre con un’apologia dell’ordine benedettino e dei monasteri, con particolare attenzione per quello di Militello e per i suoi fondatori, raccoglie documenti concernenti le rendite, le donazioni e i privilegi concessi al monastero e le cronache di alcune feste e processioni particolarmente significative.

Il racconto delle cerimonie per la posa della prima pietra della chiesa di S. Benedetto, nel testimoniare la grandiosità della cornice solenne dell’avvenimento, ricostruisce le fasi e i vari aspetti della festa, da quello popolare della corsa del palio e dei mortaretti, a quello colto delle rappresentazioni teatrali, a quello scenografico delle grandi processioni con sfarzo di apparati, in un paese divenuto un grande teatro che mette in scena la ricchezza e la potenza del suo Principe.

Solennità della dedicatione della Chiesa di S. Benedetto di Militello in Val di Noto nel dì 8 settembre 1626

Havendo già gli eccellentissimi Signori fondatori consultato et infine deliberato di metter la prima pietra nel tempio e chiesa sotto il nome di S. Benedetto, determinorno far tale attuatione nel giorno ottavo di settembre, giorno segnalato della Natività di nostra Signora madre di Dio e regina del cielo e parimenti giorno del natale della Serenissima Donna Giovanna d’Austria fondatrice, similmente giorno sollennissimo nella terra poiché, si celebra una bellissima e ricchissima fera, et acciò tal attuatione sia a memoria eterna la volsero illustrare et accompagnare con molte allegrezze e feste, con molti giochi e canti. Si fece venir qui il Reverendissimo Padre Abate di S. Nicola di Catania, nomato don Gregorio la Motta catanese, con la compagnia di venti monaci, a fine di cantar una messa pontificale, di metter sollennemente anco la prima pietra, e similmente vestire doi novitii per esso monasterio di S. Benedetto di Militello.

Il che tutto fu esequito con tanta pompa e majesta, e con tanta magnificenza, che apportò molto giubilo e contento all’eccelentissimi Signori et a’ tutto il popolo. Si cominciò dunque la festa molti giorni avanti con recitarsi di molte sancte e piacevoli commedie, da gli primi comedianti d’Italia, qui chiamati in numero di venti e regalati a’questo fine, quali similmente recitorno, e tragicommedie e tragedie pastorali, e fecero balli, e canti soavissimi, e diedero per quindici giorni continui, grato tratenimento a Signori e a’ tutto il populo, e da qui si partiran con soddisfattione grandissima.

Similmente qui furono invitati molti musici et organisti e compositori, quali attesero a’ cantar la messa pontificale et il vespro, et perché la serenissima Signora si dilettava di componere di musica per maggior consolatione sua, volse essa far tal fatica, e componere de sua mente tutta la musica che in tal attuazione si avea da fare, qual musica riuscì tanto armoniosa et delettevole, che fu di sommo gusto a tutti, e di somma delettazione et in particolare la messa a’ doi cori, che riuscì con compita sadisfattione dell’orecchie di ciascheduno che l’intese.

La sera doppo la representatione, si corse il pallio a hore 22 con moltitudine di giannetti e con molto popolo adunato e molti forestieri, con palii ricchi e di molto prezzo. La sera a’ mezza ora di notte si prepararono le cose per vestirsi i novitij, quali forono vestiti da Reverendo Padre Gregorio Abbate con molte cerimonie, e pompe, con cantarsi bellissimi mottetti dalli musici, gli furono lavati li piedi con acque odorifere in vasi d’argento, e gli furon baciati li stessi piedi da tutti gli priori secondo il lor costume.

Si posse nome al primo novizio frate Giovanni, et al secondo frate Francesco; il primo si chiamava Don Giovanni Battista Diana sacerdote di Militello, et il secondo si chiamava Don Giovanni Battista Russo clerico di Militello, quali si partirono con gli altri priori et adorno in Catania alli deci del detto mese di settembre, per fare il novitiato, ma don Francesco doveva andare in Messina per fare il novitiato. Furono vestiti a spese delli eccellentissimi Signori e gli fu dato ogni complimento per loro bisogni dove andavano.

La matina della festa che furon l’8 di settembre si prepararono tutti gli giugali et argentaria per la messa pontificale, la quale la cantò il reverendissimo padre Gregorio con tutti gli soi monaci, quale fu cantata con tanta gravità et pompa di cerimonie che ognuno restò meravigliato cossi come di sopra si è detto.

Il giorno si recitò una rapresentatione molto piacevole et honesta.

Si cantò il vespro dai padri presenti, quali doppo apparati con soi giugali e fregi, vennero processionalmente nella chiesa di Santa Caterina et ivi si accompagnorno con gli padri di san Benedetto ancor loro apparati con ricchissimi giugali e fregi, et ultimamente con la mitra e pastorale il reverendissimo priore Abbate apparatu, et accompagnato da soi assistenti tutti verso il luogo destinato a mettersi la prima pietra al tempio, dove era apparecchiato un bellissimo altare.

Vi erano anco apparecchiati doi palchi, uno per li eccellentissimi Signori e l’altro per il reverendissimo padre Abate, quale facendo molte cerimonie secondo che sono nel pontificale, e spargendo acqua benedetta, et incensando, e leggendo quanto nel pontificale vi era intorno a tal cerimonia quale durò al spatio di due bone hore. Frattanto dico si cantorno mottetti a’ più voci con bellissima armonia, si spararono molti mortaretti, si fece più volte la salve da molti archibugieri al numero di duicento, si fecero altri giochi e feste et allegrezze in quel campo a’ torno detta chiesa e monastero e si cantarno molti inni.

Al tardo poi descese il padre Abbate nel fosso dove si doveva mettere la prima pietra del Reverendissimo Padre Abbate, conseguentemente dalla Serenissima Signora, et poi si posse un’altra la Signora donna Margherita figliola loro, quale pietra era cavata, e di dentro vi possero tutto il numero della moneta corrente, sovra della quale pietra l’eccellentissimo prencipe posse un’altra e coprì la moneta, e diedi termine et fine alla cerimonia, et in un tratto gli maiestri apparecchiati fabricorno di sopra, si cantarono le antifone, e si fecero le ordinarie cerimonie per tutta la chiesa. Si fece allegrezza di tutto il populo, con una salve anco d’archibbuggieri si fornì la cerimonia et ognuno con molto giubilo si partì.

Gli giorni seguenti si representorno anco belle et honorate rapresentationi, si fece festa e giubilo per tutta l’ottava, e si siquitò la fabbrica con molto fervore, la quale Dio conduca a’ fine desiderato con prosperità e felicità di questi eccellentissimi signori cossì come gli ha dato un principio molto allegro e majestoso.”

[1] S. Bosco (a cura di), Cronaca della fondazione della Chiesa di S. Benedetto, in Tra memoria e storia: ricerche su di una comunità siciliana: Militello in Val di Catania / a cura di Francesco Benigno. – Catania: Maimone, 1996, pp. 223-225.